“Rischio sismico: cosa sappiamo e come difenderci”, questo il tema dell’incontro promosso dall’Ordine dei Geologi del Lazio e dal Comune di Rieti con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri e degli Architetti, Pianificatori della Provincia di Rieti. Un evento importante per un territorio fortemente colpito dai terremoti del 2009 e del 2016 con il prezioso intervento del Presidente dell’Ingv che ha spiegato: “Conoscere la natura dei fenomeni geologici è la base per riuscire a calcolare con una buona approssimazione gli effetti che si produrranno con i terremoti futuri, indicazioni basilari per poter adottare le opere di prevenzione necessarie sia sul costruito esistente, che sulle nuove abitazioni o infrastrutture. L’attuale normativa antisismica per l’edilizia residenziale non protegge in modo adeguato le aree epicentrali per le quali dobbiamo invece focalizzare l’attenzione. Ogni edificio – conclude Doglioni – fa inoltre storia a sé, sia per il suo grado di vulnerabilità, sia per gli effetti di amplificazione sismica locale, conoscenze imprescindibili in ogni contesto. Il convegno ha visto la presentazione di analisi della disaggregazione degli edifici tipici dell’Appennino e delle tecniche innovative che possono rendere le nuove case in grado non solo di salvare la vita umana ma anche di rimanere integre e utilizzabili dopo il terremoto, senza dover far sfollare per troppi anni intere comunità, lacerandone il tessuto sociale”.
“Un convegno di alto valore scientifico che ha animato la Città di Rieti ed ha riproposto il tema della ‘unicità’ di ogni edificio – aggiunge il Sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti – A fronte di ciò non sembri azzardato ripensare all’introduzione del tanto osteggiato ‘fascicolo del fabbricato’, contenente la storia analitica dell’edificio. Cosa che, in fin dei conti, corrisponderebbe alla cartella sanitaria del paziente”. In chiusura Leonello Serva, promotore dell’incontro, riepiloga: “Ad oggi ritengo, con buona approssimazione, che il terremoto massimo che può colpire l’area sia di Magnitudo intorno a sei. Tale terremoto può produrre il fenomeno della fagliazione superficiale con rigetti dell’ordine dai pochi centimetri a uno o due decimetri; di tali piccoli valori se ne dovrebbe tenere conto nelle microzonazioni in quanto essi, sulla base della mia esperienza, non creano danni sostanziali a strutture ben costruite”.